Pornhub sotto accusa in Italia per raccolta illegale di dati
Ogni mese, più di 2 miliardi di persone visitano Pornhub, trascorrendo in media quasi otto minuti per navigare e guardare video, un’eternità ai tempi di Internet. Questa attività ha tutto il potenziale per generare enormi volumi di dati.
Pornhub in questo periodo sta affrontando una serie di sfide legali in tutta Europa per i dati che raccoglie. I reclami presentati nell’Unione Europea affermano che il sito porno non segue le politiche di raccolta dei dati di base ai sensi del GDPR tenendo presente che non ci sono molti siti web più grandi di Pornhub.
Attivisti e ricercatori italiani stanno presentando una denuncia contro Pornhub, affermando che l’azienda sta gestendo “illegalmente” i dati di milioni di persone. Il reclamo si basa su un’analisi tecnica del sito Web e delle sue pratiche sulla privacy e si basa anche su reclami precedentemente non segnalati sia in Italia che a Cipro, dove Pornhub ha sede legale in Europa. In questi reclami si sostiene che la società viola le rigide regole del GDPR in Europa, che regolano il modo in cui i dati delle persone possono e devono essere utilizzati.
Pornhub non consente alle persone di scegliere facilmente di non essere tracciate dai cookie, il sito inoltre non è chiaro sui dati che condivide con terze parti e il suo algoritmo “assegna” le preferenze sessuali alle persone, in base ai video che guardano, questo quanto affermato da Alessandro Polidoro, attivista per i diritti digitali e avvocato a capo del contenzioso.
Polidoro rappresenta #StopDataPorn, un collettivo che comprende ricercatori e organizzazioni per le libertà civili e sono coinvolte nell’azione. Polidoro ha parlato con WIRED dei reclami legali ma non ha rivelato il testo, a causa della privacy delle persone coinvolte.
I reclami, che peraltro potrebbero richiedere anni per essere risolti, arrivano mentre la principale industria per adulti online deve affrontare un maggiore controllo da parte delle autorità per la privacy di tutto il mondo, con i governi che stanno bloccando quei siti che chiedono alle persone di mostrare un documento d’identità per accedere al materiale per adulti.
Polidoro afferma che il gruppo ha riscontrato “molti” potenziali problemi nel modo in cui Pornhub utilizza i dati delle persone, ma ha deciso di concentrarsi su tre aree. Innanzitutto, c’è la questione delle persone che danno il consenso a essere tracciate, afferma Polidoro. Secondo le leggi europee sulla privacy, se un sito web vuole tracciare qualcuno, deve ottenere il consenso. Ecco perché i siti web devono avere popup per il consenso ai cookie.
Se apri YouTube, ad esempio in Europa, viene visualizzato un popup che indica come vengono utilizzati i cookie e offre alle persone la possibilità di accettarli, rifiutarli o personalizzarli. Invece se apri Pornhub viene visualizzato un banner in fondo alla pagina che dice che il sito Web utilizza i cookie, include un opzione per trovare maggiori informazioni e un pulsante che dice “OK”, ma non fornisce alcun modo la possibilitá di selezionare l’opzione per impedire ai cookie di tracciarti. (Il banner non appare nel Regno Unito o negli Stati Uniti, secondo i test di WIRED.)
“Pornhub non chiede il consenso“, afferma Polidoro. “Pornhub ha a che fare con le preferenze sessuali degli utenti e non chiede il consenso.” Polidoro afferma che i cookie vengono utilizzati sia se qualcuno fa clic su “OK” sia se non fa clic sul pulsante.
Il secondo elemento dei problemi con il GDPR, afferma Polidoro, ha a che fare con il modo in cui Pornhub condivide le informazioni che raccoglie con altre aziende di proprietà della sua società madre MindGeek, che ha sede in Canada ed è stata recentemente acquistata dalla società di private equity Ethical Capital Partners. Il collettivo #StopDataPorn afferma che c’è poca trasparenza su quali dati vengono condivisi e su come vengono utilizzati.
La terza parte delle denunce afferma che Pornhub utilizza i dati delle persone e “assegna unilateralmente le preferenze sessuali a ciascun individuo a sua insaputa”, secondo le dichiarazioni del collettivo. Polidoro afferma che è sufficiente guardare un piccolo numero di video affinché venga mostrato di più sul tipo di contenuto visto.
Strumenti disponibili gratuitamente che monitorano i tracker utilizzati dai siti Web, come Blacklight e Privacy Badger, mostrano che i dati di Pornhub vengono trasmessi a Google tramite la piattaforma di analisi e tag manager di proprietá e anche attraverso TrafficJunky, la piattaforma pubblicitaria di proprietà di MindGeek.
TraffickJunky afferma che i suoi annunci vengono visualizzati 3,2 miliardi di volte al giorno.
La tecnologia di tracciamento utilizzata da Pornhub è in grado di memorizzare gli ID dei video che vengono visualizzati, utilizzando le chiavi “watchedVideoStorage” e “watchedVideoIds”, che si trovano sul computer o sul telefono, questo hanno rilevato i test di WIRED. Ogni volta che guardi un video, anche se non hai effettuato l’accesso a Pornhub, un numero ID viene aggiunto a un elenco nella memoria locale del tuo browser. “Fondamentalmente creano una cronologia di ricerca parallela conservata direttamente sul dispositivo dell’utente”, afferma Polidoro.
Un portavoce di MindGeek afferma che la società non commenta il contenzioso in corso e risponderà “con le modalitá appropriate e per tempo”. “MindGeek si impegna a proteggere la privacy degli utenti e implementa continuamente le misure per salvaguardare i dati personali di tutti nella sua comunità”, afferma il portavoce.
La privacy policy di Pornhub, dove viene descritto in dettaglio i dati che può raccogliere sulle persone, afferma che utilizza i cookie per molteplici scopi. Ad esempio, utilizza i cookie per aiutare le persone ad accedere, per “personalizzare e migliorare” l’esperienza online delle persone, per registrare quante persone utilizzano il suo sito Web e per tenere traccia delle pagine che le persone visitano e pubblicare gli annunci. “Puoi impostare il tuo browser in modo da rifiutare tutti o alcuni cookie del browser o per avvisarti quando i cookie vengono inviati”, afferma l’informativa sulla privacy. Dice anche che Pornhub ha attivato l’anonimizzazione IP di Google Analytics, quindi gli indirizzi IP completi non vengono memorizzati.
Emily van der Nagel, docente di social media alla Monash University, in Australia, che ricerca le identità dei social media, afferma che mentre la politica sulla privacy di Pornhub include quali dati raccoglie e utilizza, è “probabilmente improbabile” che l’utente medio guardi queste informazioni.
“Se la raccolta dei dati sembra avvenire a livello tecnico, da un’organizzazione opaca, senza alcuna comprensione delle conseguenze sociali, è improbabile che gli utenti tentino di intervenire in positivo o in negativo nella raccolta dei dati”, afferma Nagel.
“Se invece esiste una reale minaccia di danno sociale, come ad esempio quando le preferenze pornografiche emergono come annunci mirati e vengono visualizzati in modo prominente su un computer di lavoro, in questo caso gli utenti vengono a conoscenza di quali dati i siti Web pornografici raccolgono su di loro e cercano di intervenire in tale raccolta e utilizzo dei dati.”
Mentre un nuovo reclamo sul GDPR è stato presentato in Italia, il gruppo #StopDataPorn ha anche presentato l’anno scorso reclami più ampi attraverso funzionari in Italia e a Cipro.
Irene Loizidou Nicolaidou, il commissario per la protezione dei dati di Cipro, afferma di non poter commentare in quanto vi è un “audit in sospeso” di Pornhub e il caso è in corso.
Gran parte della ricerca alla base dei reclami è stata completata da Tracking Exposed, un gruppo per i diritti digitali che ha sviluppato un’estensione del browser personalizzata per analizzare l’algoritmo di personalizzazione di Pornhub. Il gruppo ha pubblicato un’analisi peer-reviewed dell’algoritmo di Pornhub nel maggio 2022.
È probabile che i reclami attirino l’attenzione sulla quantità di dati raccolti dai siti Web di pornografia e sul modo in cui gestiscono tali informazioni. In generale, le societá pornografiche possono raccogliere enormi quantità di dati su chi le visita. Nel 2019, i ricercatori hanno analizzato 22.484 siti Web pornografici e hanno scoperto che il 93% di essi fa trapelare dati a terzi, il 44,97% “espone o suggerisce” un genere o un’identità sessuale che potrebbe essere collegata all’utente e il 79% utilizza cookie di tracciamento di società esterne.
I tracker di Google si trovavano nella stragrande maggioranza dei siti Web, secondo la ricerca. “Poiché Pornhub è modellato su YouTube, non è una sorpresa che siano presenti anche pratiche simili sui dati dei social media”, afferma Susanna Paasonen, professoressa di studi sui media all’Università di Turku, in Finlandia, che si occupa di sessualità e pornografia.
“Il grado in cui questo sia ovvio per gli utenti occasionali è, tuttavia, impossibile da prevedere.” Paasonen sottolinea il fatto che negli ultimi anni Pornhub ha evidenziato quanti dati può raccogliere attraverso la sua serie Insights, che dettaglia le tendenze del traffico sul sito Web e fornisce una certa trasparenza. “Ma poiché non ci sono opt-out, come richiesto dal GDPR e dubito che molti utenti leggano la loro politica sulla privacy, che rende il tracciamento piuttosto ovvio, la trasparenza nei confronti degli utenti è discutibile”, afferma Paasonen. Per la maggior parte delle persone, l’utilizzo di browser per la privacy o estensioni del browser che migliorano la privacy può aiutare a limitare i dati raccolti e il modo in cui vengono monitorati.